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Numero 10(74)
L’attacco contro Yukos, braccio di ferro per i soldi dei petrolieri

    Il 24 luglio il Tribunale della città di Mosca ha deciso di confermare la sentenza del Tribunale rionale Basmannyj della capitale, e non modificare le misure di sicurezza adottate nei confronti di Platon Lebedev, rinchiuso in carcere ai primi di luglio.
    Anche se i rappresentanti del gruppo Menatep fossero pronti a versare la cauzione, il tribunale non ha neanche considerato necessario esaminare la domanda degli avvocati motivando la sua delibera solo con i materiali pervenuti dalla Procura generale. Questa decisione non ha sorpreso nessuno: nonostante l’opinione generale che la situazione in relazione a Yukos sarà insabbiata, Mikhail Khodorkovskij si mostra in pubblico abbastanza duro nei confronti degli organismi di Stato rendendo assai improbabile una mitigazione della sorte a Lebedev.
    È molto probabile che Khodorkovskij abbia dei seri motivi per battersi. Fra tutte le versioni degli eventi che noi abbiamo riferite nel numero precedente, ultimamente sul mercato si afferma l’opinione che tutte le disgrazie di Yukos sono provocate dal suo desiderio di difendere i proprii interessi per mezzo della prossima legislatura della Duma. In altre parole il finanziamento dei partiti con l’obiettivo di acquisire il pacchetto azionario di controllo al parlamento ormai non è piu’ considerato come colpo di testa di un oligarca (a chi è venuta voglia di fare una carriera politica) bensì come strategia del business determinata dagli interessi di una compagnia. Infatti nessuno ignora che Yukos è quasi l’unica società a non avere interessi ampiamente diversificati al di fuori del settore petrolifero in Russia. A confronto Lukoil ha fatto atto di presenza nel mar Caspio e nell’Europa Orientale (acquistando raffinerie) mentre TNK ormai appartiene per metà a BP. Gli azionisti di Sibneft fino agli ultimi tempi avevano partecipazioni in varie aziende negli altri settori industriali, per esempio in quello metalmeccanico e energetico. E forse e’ proprio per questo che Yukos è maggiormente coinvolta nel lobbying in Russia, dato che una legislazione favorevole e un controllo del settore petroliero sono condizioni imprescindibili del suo sviluppo, e cioè garanzia dell’importanza e del rilievo di Khodorkovskij.
    Ricordiamo che già all’inizio del 2003 il governo discuteva animatamente la necessità di un prelievo sulle rendite dal settore petroliero, allo scopo di diversificare lo sviluppo economico in Russia. Ma già in aprile, in sede di preparazione del bilancio 2004, il Ministero delle finanze, nella persona del vice ministro Serghej Shatalov, aveva evidenziato lche il settore petroliero già paga abbastanza, e non è possibile tassarlo di più. Notiamo che questo è avvenuto in un momento in cui i prezzi del petrolio battevano ogni record sui mercati internazionali e in condizioni di margine invariabile delle compagnie petroliere. Tuttavia in quella occasione avevamo gia’ avanzato l’ipotesi che questa dichiarazione non avesse altro valore che non il rinvio di eventuali modifiche fiscali al 2004, siccome alla vigilia delle elezioni il governo ed il parlamento hanno creduto più opportuno mantenere il sostegno del settore petroliero per riuscire alle urne.
    Il desiderio di Yukos di partecipare alle elezioni può essere considerato come un intento di contrastare gli statalisti e la voglia di difendere le proprie potenzialità finanziarie. In ogni caso è così che il mercato interpreta gli eventi legati a Yukos. In altre parole, se nei prossimi tempi Khodorkovskij prendesse una posizione più compassata nei confronti delle autorità, questo potrebbe essere percepito dal mercato come buono segno, perché lascerebbe sperare in un rafforzamento dello Stato e in una ridistribuzione delle rendite a favore di settori economici differenti da quelli delle materie prime.
    L’unico intoppo in questa bella logica è che vista la debolezza della macchina statale in Russia, non si capisce che cosa è questo Stato che potrebbe (almeno in teoria) fare una migliore politica economica incentivando la produzione interna. È possibile che il prelievo delle rendite permetta ai burocrati di ritardare la riduzione delle spese statali e la riforma dell’apparato statale di qualche anno ancora. Chi condivide questo punto di vista afferma per esempio che capo del governo, deputato della Duma di Stato o funzionario incorruttibile possa diventare solo una persona che è riuscita nel business, e quindi si è guadagnata un capitale. Questa persona non lavorerà per le tangenti, bensì con l’obiettivo di migliorare le condizioni del business in cui anche investe. Però c’è da chiedersi se la persona che ha investito tutte le risorse in un solo settore – ed è il caso di Yukos – si preoccuperà di migliorare la situazione in tutta l’economia. Si sa che non è possibile salvare capra e cavoli...
    Si vede che i due punti di vista esposti sopra hanno argomenti a sufficienza a favore e a sfavore. I prossimi mesi o addirittura il prossimo anno dimostreranno se sono fondati. È evidente solo che la battaglia attuale per Yukos è un braccio di ferro per la situazione nell’economia nei prossimi tre-cinque anni e forse in un periodo più prolungato.

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