La crisi del liberalismo in Russia</div>
E' quasi fuor di dubbio che il liberalismo russo oggi stia vivendo una crisi.
Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che il Partito delle forze di destra e lo Yabloko non avrebbero superato la barriera del 5% alle elezioni politiche, avrei dubitato seriamente della sua competenza come analista ed esperto di previsioni. Oggi il crollo del Partito delle forze di destra e dello Yabloko e una realta.
Alle elezioni presidenziali i liberali sono stati ufficialmente presentati da due candidati. Uno, Ivan Rybkin, l'ex comunista e agrario, ci ha fornito, invece di una campagna politica di qualsiasi rilievo, una farsa di poco valore, di cui si sarebbe vergognato anche Oleg Malyskin, candidato a Presidente del Partito Liberal-Democratico, guardia di corpo personale di Zhirinovskij. Il secondo candidato liberale, Irina Khakamada, ha fatto di tutto per prendere le distanze dal suo passato liberale, ha criticato Boris Eltsin e insisteva sull'orientamento sociale dello Stato. E dopo, senza un'ombra di imbarazzo (ma, forse, non senza giustificazioni), ha definito il 3,84% di voti ottenuti il suo gran successo.
I politici e gli esperti, i quali, in estate scorsa, poco dopo l'arresto di Platon Lebedev, il mio amico e partner, si dilungavano sulla minaccia dell'autoritarsmo, sulle violazioni della legge e delle liberta civili, oggi invece competono per vedere, chi di loro potra offrire dei complimenti piu zuccherosi ai pubblici ufficiali del Cremlino. Non c'e piu una traccia della patina liberale e ribelle. Esistono si esclusioni, ma non fanno che confermare la regola.
In sostanza, oggi, siamo testimoni di una vera e propria capitolazione dei liberali. E questa capitolazione certamente non e solo la colpa dei liberali, ma anche la loro disgrazia. Il loro timore nei confronti del passato millenario e stato condito con il potente gusto per il comfort, radicato negli anni 90; il loro servilismo e incorporato loro a livello genetico. Sono ben disposti a dimenticare la Costituzione, pur di poter avere un altro piatto di storione al cren. I liberali russi sono sempre stati cosi, e cosi rimangono.
"Liberta di parola", "liberta di pensiero", "liberta di coscienza" stanno rapidamente trasformandosi in espressioni cliches. Non solo il popolo, ma anche la maggior parte di coloro che vengono di solito ritenuti membri dell'elite, le trascurano stancamente, come per dire: "Ci siamo. Un altro conflitto tra gli oligarchi e il Presidente, maledizione alle vostre dannate due famiglie, hanno fatto di noi carne per vermi...
Nessuno, in realta, sa, ne, tutto sommato, ha interesse di sapere, cosa succede dopo il fiasco di dicembre all'Unione delle forze di destra e allo Yabloko. "Il Comitato 2008" che ha presunto di diventare la coscienza del liberalismo russo, ammette con disponibilita la propria impotenza e dice, come per scusarsi: "Si, infatti, siamo pochi, e poi facciamo tutto al momento sbagliato, e quindi per noi non c'e speranza, e comunque...". L'idea della Khakamada di creare il partito "Russia libera" di piccoli frammenti dello Yabloko e del Partito delle forze di destra non ha suscitato nella societa alcun interesse rilevante, tranne, magari, l'agitazione fra alcune decine di "costruttori dei partiti" professionali che hanno sentito l'odore di un altro guadagno leggero.
Intanto, i portatori di un nuovo discorso, l'ideologia del cosi detto "partito della rivincita nazionale", sono cresciuti in abbondanza sul suolo politico russo. Questo "partito" comprende sia la "Russia Unita", anonima, incolore, sia la "Rodina", che tutta luccica della sua superiorita sopra i suoi rivali meno felici, e il partito liberal-democratico, cui leader ha confermato un'altra volta il suo dono eccezionale di sopravvivienza politica. Tutta questa gente parla del crollo di idee liberali, e anche se le loro parole appaiono piu false e "commissionate" che sincere, non diventano per questo meno convincenti. Affermano che il nostro Paese, la Russia, semplicemente non ha bisogno della liberta. La liberta, nel loro concetto, e estranea allo scopo dello sviluppo nazionale. E colui che parla della liberta, secondo loro, e un oligarca o una carogna (tutto sommato, per loro, sono quasi sinonimi).
In questo contesto, Vladimir Putin appare il liberale N 1: dal punto di vista della rivincita nazionale, infatti, e assai preferibile a Rogozin o Zhirinovskij. E se si vuole pensarci con attenzione, e vero che Putin probabilmente non e un liberale e non e un democratico, ma e comunque piu liberale e democratico del 70% della popolazione del nostro Paese. Ed e proprio Putin, assorbendo tutta l'energia antiliberale della maggioranza ha imbrigliato i nostri demoni nazionali e non ha permesso a Zhirinovskij-Rogozin di prendere il potere statale in Russia. Non tanto poi, a questi due - visto che sono, in realta, giocatori politici di talento e basta - quanto a numerosi sostenitori delle loro dichiarazioni pubbliche. Ciubais e Yavlinskij invece per definzione erano incapaci di resistere alla "rivincita nazionale". Abrebbero potuto, nella migliore delle ipotesi, aspettare che gli apologeti dei valori come "la Russia per i russi" li scacciassero dal Paese, come, per sfortuna, era gia successo nella nostra storia.
Si, tutto cio e vero. Ma il liberalismo in Russia non puo morire lo stesso, perche la sete di liberta rimarra uno degli istinti fondamentali dell'uomo, che sia russo, cinese o lappone.
La crisi del liberalismo russo, dunque, non e dovuta agli ideali della liberta, pur compresi diversamente da ciascuno di noi... Coloro, ai quali e stato affidato dal destino e dalla storia di preservare i valori liberali nel nostro Paese, non sono stati all'altezza del compito. Ora dobbiamo riconoscerlo apertamente, perche il tempo della furbizia e passato: forse cio si vede un po' meglio dalla mia cella presso il centro della detenzione preventiva N4, dove mi trovo adesso, che da altri locali piu confortevoli.
Il Partito delle forze di destra e lo Yabloko hanno perso le elezioni non perche erano stati discriminati dal Cremlino, ma solo perche l'amministrazione del Presidente - per la prima volta - non aveva dato loro una mano e li aveva trattati esattamente come le altre forze di opposizione. Anche Irina Khakamada, poi, ha ottenuto il suo straordinario 3,84% non in contrasto con la macchina amministrativa del potere, che l'aveva semplicemente trascurata, ma, in larga misura, grazie al fatto che il Cremlino era stato terribilmente interessato ad aumentare l'affluenza degli elettori. La grande impresa (ossia " gli oligarchi", un termine popolare, assai dubbio, ma ne parlo dopo) non si e ritirato dal campo per l'improvvisa fioritura della corruzione in Russia, ma solo perche i soliti meccanismi lobbysti avevano smesso di funzionare. Il fatto e che essi erano stati disegnati, avendo nella mente un Presidente debole e la precedente amministrazione del Cremlino. Ecco tutto. Gli uomini socialmente impegnati di opinioni liberali, tra i quali annovero anche me stesso con i miei peccati, erano responsabili per garantire che la Russia non avrebbe mai abbandonato la strada della liberta. E, parafrasando la famosa espressione di Stalin, pronunciata alla fine di giugno 1941, nella nostra causa, siamo rimasti fottuti. Ora dobbiamo analizzare i nostri errori tragici e riconoscere la nostra colpa, morale e storica. Ed e l'unico modo in cui possiamo uscire dalla situazuione di oggi.
Scavalcando l'abisso delle menzogne
I liberali russi sono falliti perche hanno cercato di ignorare, prima, alcune pecularieta nazionali dello sviluppo storico della Russia, e poi, gli interessi vitali della stragrande maggioranza dei russi. E avevano una paura matta di dire la verita.
Non voglio dire che Ciubais, Gaidar e coloro che condividevano le loro idee si fossero proposti di ingannare la Russia. Molti liberali della prima "ondata di Eltsin" erano sinceramente convinti della giustezza storica del liberalismo, della necessita di una "rivoluzione liberale" in un Paese stanco che praticamente non aveva mai conosciuto i benefici della liberta. Ma avendo ottenuto, all'improvviso, il potere, i liberali hanno avuto un approccio troppo superficiale, per non dire frivolo, a tale rivoluzione. Pensavano alle condizioni di vita e di lavoro del solo 10% dei russi, disposti ai cambiamenti drastici, venuti con la fine del paternalismo statale, ma hanno dimenticato del restante 90%. E quanto ai fallimenti tragici della loro politica, li coprivano piu spesso che no, con l'inganno.
Hanno fregato il 90% del popolo, promettendo generosamente che ogni voucher di privatizzazione sarebbe valso due auto "Volga". D'accordo, un giocatore finanziario intraprendente, che aveva accesso a informazioni riservate e dotato della capacita di analizzare quelle informazioni, poteva immaginare come si potesse fare l'equivalente anche di 10 Volghe, usando il suo voucher di privatizzazione. Ma la promessa e stata fatta a tutti.
Chiudevano un occhio sulla realta sociale russa, quando svolgevano una privatizzazione superficiale, ignorando i suoi effetti sociali negativi, definendola leziosamente indolore, onesta e giusta. Ora sappiamo bene, cosa pensa il popolo di quella, "grande provatizzazione".
… Un abisso li ha separati dal popolo. Un abisso che essi hanno cercato di riempire, per mezzo di una pompa burocratica di informazioni, con idee liberali rosa della realta e con tecnologie manipolative.
Gia la stagione delle elezioni 1995-1996 aveva dimostrato che il popolo russo aveva respinto i governatori liberali. Come uno degli sponsors maggiori della campagna presidenziale di Eltsin del 1996, ricordo troppo bene, che sforzi, veramente mostruosi, occorrevano per costringere il popolo russo a "votare con il cuore".
…I leader liberali si definivano kamikaze e vittime, e i loro Governi, "esecutivi dei kamikaze". Pare che inizialmente fosse stato veramente cosi. Ma verso la meta degli anni 90, si sono affezionati troppo alle Mercedes, alle dacie, alle ville, ai nights, alle carte di credito d'oro. I combattenti stoici del liberalismo, disposti a morire per il trionfo dei loro ideali, sono stati succeduti da una boheme spossata che non ha neanche cercato di nascondere l'indifferenza nei confronti del popolo russo, delle masse silenziose. Quest'immagine dei bohemien, condita dal cinsimo ostentato, ha contribuito parecchio al discredito del liberalismo in Russia.
I liberali raccontavano favole, secondo le quali il popolo in Russia vivesse sempre meglio, perche loro stessi non sapevano, ne capivano - e, aggiungerei, spesso non volevano capire - come viveva in realta la maggior parte della gente. Ora per forza devono dar retta a questi fatti e conoscerli, e spero che lo facciano con un senso di vergogna.
…Sostenevano sempre, senza ascoltare obiezioni, che il popolo russo potesse essere trattato come si vuole, che "in questo Paese" tutto viene deciso dall'elite, mentre dela gente di strada non vale la pena di pensare. Secondo loro, esso, questo popolo avrebbe accettato dai grandi capi, come la manna dal cielo, tutte le scemenze, ogni insolenza, qualsiasi menzogna. Ecco perche il bisogno di una "politica sociale", la necessita di dividere qualcosa con gli altri, ecc. Sono stati rigettati, rinnegati, respinti con un sogghigno.
Ecco, e venuto il Giorno del Giudizio. Alle elezioni 2003, il popolo ha rivolto agli liberali "ufficiali" un addio fermo e non accompagnato da lacrime. E anche i giovani, i quali, come si pensava, anzi come ci si assicurava, sarebbero stati certamente appassionati delle idee dell'Unione delle forze di destra, anche essi, allora, hanno votato per il partito Leberal-democratico e la Rodina. In tal modo hanno sputato nell'abisso famigerato, formatosi tra i liberali al potere e il Paese. Ma dov'era allora la grossa impresa? Vicino ai governatori liberali. Siamo stati complici nei loro errori e nelle loro menzogne.
Non abbiamo mai ammirato il potere. Ma non ci siamo mai stati contrari, per non rischiare il proprio pezzo di pane. Fa ridere sentire propagandisti zelosi definirci "oligarchi". L'oligarchia e un gruppo di persone, ai quali effettivamente appartiene il potere. Noi invece dipendevamo sempre da un burocrate potente che indossava la sua giacca ultraliberale di mille dollari. E le nostre visite collettive di Eltsin non sono state che una specie di falsa apparenza: siamo stati presentati al pubblico come responsabili principali dei guai del Paese, mentre noi non abbiamo capito subito cosa succedeva. Siamo stati semplicemente fregati...
Avevamo delle risorse per contestare il gioco con tali regole, cioe il gioco senza regole. Ma con la noatra arrendevolezza, con la nostra capacitu servizievole di dare quando si chiede a anche quando non si chiede, abbiamo alimentato l'illegalita dei funzionari e la giustizia "alla corte Basmannyj".
Abbiamo veramente rianimato industrie, schiacciate dagli ultimi anni del potere sovietico, abbiamo creato (in tutto) oltre 2 milioni di posti di lavoro. Ma non siamo riusciti a persuadere il Paese delle nostre buone opere. Perche? Perche il Paese non ha perdonato al business la sua solidarieta con "il partito dell'irresponsabilita", "il partito dell'inganno".
L'impresa al largo
E' un errore tradizionale, ritenere che la parte liberale della societa e la comunita imprenditoriale sia la stessa cosa.
L'ideologia del business e far soldi. E l'ambiente liberale e affatto necessario per quest'attivita. Grossi gruppi americani che investivano miliardi di dollari sul territorio dell'URSS, volevano molto bene al potere sovietico, perche garantiva una stabilita assoluta, nonche la liberta del business da qualsiasi interferenza da parte della societa. Solo recentemente, alla fine degli anni 90 del secolo scorso, i gruppi transnazionali si sono messi ad abbandonare la cooperazione con dittature africane piu odiose, e anche questo, poi, non lo fanno tutti e non sempre.
La societa civile piu spesso ostacola l'impresa che l'assiste: difende i diritti dei lavoratori, protegge dagli interventi sfacciati l'ambiente, insiste sull'apertura di progetti economici, limita la corruzione. Per un imprenditore, e lo dico come l'ex dirigente di una delle piu grosse compagnie petrolifere della Russia, e assai piu arrangiarsi con un pugno di funzionari avidi ma non troppo, che concordare le loro azioni con una rete diramata ed efficiente di istituti pubblici.
Il business non cerca riforme liberali nel settore politico, non e ossessionato con la liberta. Al contrario, coabita sempre con quel regime statle che c'e. E vuole anzitutto che il regime lo protegga, dalla societa civile e dai lavoratori. Il business pertanto, soprtattutto quello grosso, e destinato a lottare contro la vera (e non apparente) societa civile.
Il business, inoltre, e sempre cosmopolita: i soldi non hanno patria. Esso si colloca li dove e possibile trarre un profitto, ingaggia chi gli e di profitto, investe solo nei progetti in cui l'utile e massimo. E per molti (non per tutti, certamente) nostri imprenditori che hanno fatto fortuna negli anni 90, la Russia non e la loro madrepatria, ma solo un territorio di una caccia libera. I loro interessi e le loro strategie sono legate all'Occidente...