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Numero 4(84)
NATOFOBIA
I riflessi condizionati piu forti della realta


    I rapporti tra la Russia e l’Occidente stanno percorrendo un nuovo periodo di peggioramento, dovuto alla nuova puntata dell’estensione della NATO verso l’est, in seguito alla quale nell’alleanza sono entrate anche le repubbliche dell’ex URSS, i Paesi baltici: Lettonia, Lituania ed Estonia.
    “L’estensione della NATO verso l’est” è un gioco di parole che suscita un riflesso condizionato dei russi. Che cosa, chi e in che direzione si estende, che minaccia vi possa essere e contro chi potrebbe essere diretta: tali domande non si fanno che nell’ambito ristrettissimo dei politologi. La massa non ha bisogno di informazioni: vuole degli slogan. Vista in quest’ottica, l’espressione menzionata un po’ prima funziona benissimo. Qualcuno dei russi (non dovrebbero peraltro essere molti) crede sinceramente che l’alleanza aggressiva brami di assalire la Russia per schiacciarla definitivamente. La maggior parte dei cittadini certamente non crede che la guerra tra la Russia e la NATO sia possibile: sono infatti persone capaci di intendere e di volere, ragionevoli.
    Tuttavia, com’era già successo proprio in primavera, il territorio della Federazione Russia è riempito dalle grida: “La Nato si estende verso est !”. La Duma di Stato si è assunta il ruolo di un Minin e Pozharskij collettivo. Nella dichiarazione approvata sulle tracce fresche dell’estensione i deputati hanno proposto al Presidente di pensare se non valga la pena di rescindere tutti i trattati per gli armamenti, riorientando tutta l’economia del Paese verso la difesa. Proposte concrete, pervenute durante la discussione, sono messe in una lettera separata, inviata allo Stato Maggiore delle Forze Armate russe. Si propone, in particolare, di collocare nella regione di Pskov, vicino all’Estonia e alla Lettonia, batterie di missili antiaerei S-300 e perfino S-400 (questi ultimi non sono ancora in dotazione) e di abbattere in volo gli aerei della NATO (lo ritiene necessario il deputato cosmonauta Vitalij Sevastianov). A far arroventare l’ira dei parlamentari è stata la notizia secondo la quale i caccia dell’alleanza, non appena piazzati nel nuovo territorio, si sono messi a sorvegliare lo spazio aereo vicino ai confini della Russia. L’indignazione, resa nota a tutto il Paese dai telegiornali, avrebbe dovuto provocare nella società russa un’esplosione di atteggiamenti patriottici e un risveglio della mentalità allarmista. C’è da notare che il Presidente, come il Ministro della difesa e il Ministro degli esteri, non hanno valutato il pericolo “come si deve”, cioè da allarmisti, come se il Paese fosse minacciato da una nave spaziale di extraterrestri dal film “Independence Day”. Si sono limitati a dire alcune frasi fiacche, da routine, menzionando “un errore della NATO” e “la necessità di una ulteriore collaborazione”.
    Aleksandr Yakovenko, il portavoce del Ministero degli esteri, ha definito “controproducente” la collocazione degli aerei della NATO sul territorio dei Paesi baltici. E la Duma ha approvato una dichiarazione che condanna le azioni della NATO, mirate all’estensione dell’area di influenza nei Paesi dell’Europa Centrale ed Est.
    Il documento, in particolare, rileva che, secondo i deputati, il processo dell’estensione della NATO non contribuisce al consolidamento della stabilità e della sicurezza in Europa. La dichiarazione sottolinea pure che le risposte congiunte delle parti alla minaccia globale dei nostri tempi non richiedono l’incremento delle armi nei territori dei Paesi confinanti con la Federazione Russa, dovuto all’estensione dell’Alleanza.
    I deputati ribadiscono nella loro dichiarazione che la NATO continua a perseguire una presenza globale in diverse regioni del mondo, e vuole avere un impatto di forza sulla situazione senza consultare l’ONU (ciò sarebbe stato dimostrato dall’azione militare della NATO contro l’ex Repubblica Jugoslava). I parlamentari sono particolarmente preoccupati anche dal desiderio dell’Allenza di essere presente sul territorio di alcuni Paesi membri della CSI. I parlamentari rilevano anche che l’Alleanza, se vuole contribuire all’ulteriore sviluppo dei rapporti fra la Russia e la Nato, deve costruirli, tenendo conto della preoccupazione del nostro Stato per l’estensione del gruppo, ed intraprendere delle mosse concrete, mirate al consolidamento della sciurezza internazionale e del regime di controllo degli armamanenti in Europa.
    In caso contrario, la Duma di Stato raccomanderà al Presidente della Federazione Russa e al Governo di prendere “le misure necessarie, mirate a garantire la sicurezza della Russia”, nonché di considerare l’opportunità della partecipazione della Russia ai trattati internazionali sul controllo degli armamenti, rivedendo poi i criteri strutturali delle Forze Armate della Federazione Russa, per consolidare il loro potenziale nucleare di contenimento. La Duma ha anche invitato il Presidente della Russia a svolgere una seduta del Consiglio di sicurezza per esaminare le questioni sull’eventuale dispiegamento di armamanti difensivi supplementari nei territori della Federazione Russa, confinanti con i Paesi membri della NATO, nonché sul consolidamento della capacità difensiva della Russia in generale, tenendo conto della situazione venutasi a creare.
    Un altro problema penoso toccato nella dichiarazione è quello concernente l’adesione dei Paesi Baltici al Trattato per gli armamenti convenzionali in Europa. Se tale adesione non avrà luogo, in Europa comparirà una “zona grigia”, in cui può essere collocato qualsiasi numero di armi dell’alleanza. La Russia ha già dichiarato, tramite il vice ministro degli esteri Vladimir Cizhov, il possibile incremento delle sue forze armate vicino alle rispettive frontiere. E il comando della Flotta del Baltico ha dichiarato l’intensificazione di diversi tipi di sorveglianza, in risposta alla presenza dei reparti stranieri di paesi terzi nei Paesi Baltici che sono entrati nella NATO. Le forze aeree e la difesa antiaerea della Flotta del Baltico saranno aggiornate più rapidamente del previsto: in precedenza, si presumeva che l’ammodernamento dovesse impiegare diversi anni.

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