Numero 4(84)
Ai russi piace l’autoritarismo
Da poco tempo la fondazione russa “Ekspertiza”, diretta da Mark Urnov ha presentato i risultati del sondaggio condotto prima delle elezioni presidenziali. Il documento, intitolato “La sindrome dell’autoritarismo radicale nell’inconscio collettivo russo” e’ a dir poco inquietante. A differenza che in molti altri sondaggi, qui le domande agli intervistati sono state poste in manera abbastanza brutale, e per questo le risposte sono state abbastanza dirette, dimostrando quale sia di fatto l’orientamento della popolazione in Russia. E’ risultato che il 42% delgi intervistati ritiene sia indispensabile limitare l’influenza degli ebrei negli ambiti della vita pubbica in generale, 60% sostiene necessario ridurre la presenza dei caucasici nei territori russi, ed appena di meno irritano i cinesi, 51%.
Il 59% dei russi sostiene che il rispetto per la Russia debba essere basato sul timore, 35% ritiene il contrario. Quasi due terzi sono convinti che tutti i ricchi siano dei ladri, ed inoltre lo stesso numero di persone vorrebbe essere ricco. In altre parole, quasi, un terzo della popolazione per otterenere la ricchezza e’ disposto a rubare.
Il 53% degli intervistati ha dichiarato apertamente di volere un “presidente-padrone”. Ancora l’11% e’ indifferente, o non sa definire esattamente la propria posizione rispetto a tale prospettiva. Quasi la meta’ degli intervistati pensa che le posizioni “chiave” al governo debbano essre occupate da ex-militari delle forze armate o ex-dipendenti dei servizi di sicurezza, e che sia necessario allontanare i dissidenti politici dal paese. Non e’ disposto ad avere un presidente autoritario solo il 36% dei russi intervistati. La conclusione generale che si puo’ trarre da questi dati e’ abbastanza semplice: la societa’ russa non solo e’ disposta, ma addirittura desidera l’autoritarismo ed accoglie con favore il consolidamento nel paese di tale regime di governo. Lo stesso Mark Urnov ha dichiarato al riguardo: “E’ increscioso, che la Russia sia disposta a cedere alla piu’ radicale xenofobia, ed al rude autoritarismo”, ed ha sottolineato come nella societa’ di oggi sia radicata una “profonda e potente sindrome autoritaristica”. Nello stesso tempo queste tendenze paradossalmente sono state alimentate dal miglioramento della situazione economica in confronto agli anni ’90. Circa il 60% della popolazione attiva si dichiara soddisfatta del proprio lavoro.
Piu’ della meta’ si considera agiata, e povera solo il 4%. Ora una parte considerevole della popolazione ha maturato delle aspettative piu’ elevate, e soprattutto e’ diffusa l’invidia verso le persone che raggiungono il successo; non verso il pugno di oligarchi e miliardari degli anni ’90 quasi mitizzati dalla maggior parte della popolazione, ma verso i benestanti, gli appartenenti alla classe media “fattisi strada” con le loro forze. E non sorprende che al fine di liberare la societa’ da ogni male la gente si appelli ad una mano forte, in grado, secondo l’opinione pubblica, di garantire l’”equa” ripartizione delle ricchezze nazionali della quale tanto parlavano i politici-demagoghi lo scorso anno. Altra faccenda, che all’atto pratico tutto cio’ possa andare a sfociare in una dittatura di tipo latino-americano, con una cricca di magnati ed un popolo povero, rintronato da slogan sulla grande potenza dello stato e sui nemici della prosperita’. Ad ogni modo, se le riforme annunciate da Vladimir Putin dovessero essere realizzate davvero, e dovessero protare ad una crescita dell’economia russa, allora fra 4-5 anni (a condizione ovviamente che la maggior parte del profitto non finisca nelle tasche dei funzionari) simili punti di vista svanirebbero come fumo.
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