Numero 9(54)
Vigna incontra Ustinov: criminalita’ a confronto
Il 14 maggio, si è svolto l’incontro tra Vladimir Ustinov, il procuratore generale della Russia, e Pierluigi Vigna, il procuratore nazionale antimafia dell’Italia.
Nell’ambito dell’incontro, al quale hanno partecipato anche i rappresentanti di altri dicasteri tutori della legge dei rispettivi Paesi, si sono discusse, in particolare, i problemi relativi alle concreti indagini penali, nonché alla concessione della reciproca assistenza legale. In seguito alle trattative è stato firmato il Memorandum sulla cooperazione. Secondo quanto ha detto Ustinov, ora il livello dei rapporti tra gli organi tutori della legge dei due Paesi aumenterà notevolmente, nell’interesse reciproco. Questi contatti tra due dicasteri tutori della legge sono certamente utili per entrambi , ha rilevato il Procuratore generale della Russia.
Da parte sua, Pierluigi Vigna ha ribadito in particolar modo l’importanza della cooperazione tra gli organi tutori della legge di diversi Paesi nei nostri giorni. Lui è d’accordo con il suo collega russo: “il carattere della criminalità negli ultimi anni è cambiato notevolmente, acquistando una portata internazionale”. I gruppi dei delinquenti, afferma Vigna, hanno esteso il campo della loro attività , a parte i settori tradizionali transnazionali, come lo spaccio di droga, il contrabbando dei tabacchi, ecc., sono sorti i nuovi trend: in particolare, lo spaccio di organi umani, l’utilizzo criminale degli scarti di produzione. Il procuratore nazionale antimafia ha consegnato al suo collega russo i materiali che descrivono dettagliatamente il sistema italiano della lotta alla mafia, nonché le leggi italiane, mirate alla lotta con la criminalità. Vigna ha assicurato Ustinov della sua disponibilità di “fornire agli organi russi qualsiasi informazione necessaria per la lotta alla criminalità transnazionale”. Pierluigi Vigna ha invitato ad “opporre la rete della legalità alla criminalità organizzata, che ha abbracciato tutto il mondo con la sua rete delle attività illegali”.
Nel rispondere alla domanda, se la così detta “mafia russa” fosse pericolosa per l’Italia e quanto siano attivi nel Paese i gruppi criminali stranieri, il procuratore italiano ha riferito che non vede la minaccia al suo Paese proveniente proprio da parte delle bande russe.
“Non sarebbe giusto parlare di una particolare mafia russa”, ha detto. La minaccia più grossa, secondo lui, viene dai gruppi albanesi, colombiani e turchi. Essi cercano di estendere le loro sfere di attività tradizionali (spaccio delle armi e della droga) e di occupare “il territorio degli altri”, ad esempio, nel settore dello spaccio di organi umani. Questi gruppi, ha aggiunto Vigna, “sono pericolosi per la loro speciale compattezza e organizzazione”.
Il procuratore italiano ritiene che oggi, nella lotta alla criminalità internazionale, bisogna cercare soprattutto di “togliere alla mafia la sua alimentazione finanziaria”. A sua detta, gli organi tutori della legge italiani “ritrovano, individuano e anche confiscano i redditi, avuti per mezzo di vie illegali”. “La mafia dev’essere resa più povera. La sua ragione d’essere, infatti, è il desiderio di arricchirsi”, ha precisato Vigna. “Dobbiamo togliere alla mafia questa possibilità”, ha sottolineato.
Per quanto riguarda Vladimir Ustinov, lui sembra aver deciso di usare l’incontro e la conferenza stampa per consolidare la sua immagine di un combattente attivo contro la corruzione. Rispondendo alla domanda dei giornalisti, “se la Procura generale avesse intenzione di svolgere in Russia, come una volta in Italia, l’operazione “mani pulite”, ha detto che la Procura generale della FR non svolge campagne clamorose, mentre la lotta per “le mani pulite” si svolge nell’ambito del lavoro quotidiano. A detta di Ustinov, la Procura russa svolgerebbe “un lavoro simile in molti aspetti, e migliaia di persone, comprese quelle in preda alla corruzione, sono processate ogni anno”. Il vago “comprese” mirava a far dimenticare ai presenti che la maggior parte dei casi clamorosi, iniziati dalla Procura generale, non è mai arrivata in tribunale, mentre i loro protagonisti si sono spostati nei gabinetti del potere e all’estero, in qualche località di villeggiatura. E’ apparso, inoltre, che la causa benefica della lotta alla corruzione sia ostacolata dalla… stampa che parla in modo sbagliato delle attività dei bravi magistrati che si fanno in quattro per combattere la malavita corrotta. Ma perché i giornalisti, anche stranieri, non indagassero troppo sui motivi di tale contrasto, il Procuratore generate si è affrettato ad aggiungere che simili conflitti tra i mass media (probabilmente, corrotti dalla mafia), con i magistrati, esiste in tutto il mondo.
Il giorno dopo, Vladimir Ustinov è intervenuto davanti al Consiglio della Federazione con la relazione dedicata all’attività del suo dicastero nell’anno scorso. Ha rivolto le critiche maggiori contro gli organi doganali. “Nell’anno scorso più di 200 impiegati delle dogane sono stati processati per abusi e tangenti. Ma ciò non riflette ancora una reale situazione della disciplina in questo dicastero”, ha detto Ustinov.
Per giunta, afferma il Procuratore generale, la direzione del Comitato statale per le dogane (GTK), in alcuni casi, cerca di scagionare i propri impiegati e di spacciare per persecuzioni gli atti investigativi a loro carico. Tale attenzione nei confronti dei doganieri sembra sia supartita da uno scandalo clamoroso con il caso dell’ipermarket “Tri kita” che vendeva mobili contrabbandati, e che gode di una strana benevolenza da parte dei procuratori. Le relative indagini dei giornalisti hanno fatto irritare Ustinov e i suoi collaboratori . Il capo della Procura ha cercato pertanto di far sfigurare i doganieri. Ne ha avute anche il Ministero degli interni. Ustinov ha detto di “non avere molta fiducia” delle informazioni presentate dal Ministero degli interni, in conformità alle quali, nei primi quattro mesi del 2002 la criminalità si sarebbe ridotta. “Alla fine dell’anno scorso si era delineato un aumento notevole della criminalità, e ora la situazione non è cambiata gran che”, ha precisato Ustinov.
Ha proposto pertanto che l’attività del Ministero degli interni sia stimata in base al numero di delitti risolti. Inoltre, a detta del Procuratore generale, in alcuni casi gli organi tutori della legge concedono una copertura ai gruppi criminali.
Ha affermato inoltre che i servizi segreti e gli organi tutori della legge, prevalentemente la polizia, hanno delle informazioni operative sulle concussioni da parte dei pubblici ufficiali più altolocati, ma non cercano di lottare contro questi abusi. Secondo i dati della Procura generale, il 70% dei casi relativi ai tangenti, sono inmossi a carico di medici, professori e impiegati di aziende economiche. E i rappresentanti degli organi di pubblica amministrazione costituiscono meno di 1% del numero complessivo di concussionari individuati. L’unico dicastero, nell’attività della quale non erano verificati difetti, è la Procura generale. No comment, come si dice.
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