Numero 9(54)
Scissione nel partito comunista
Sembra che la scissione nel Partito comunista della Federazione Russa, pronosticata da tempo, si sia avverata.
Il plenum del Comitato centrale del Partito comunista ha espulso dal partito il presidente della Duma di Stato Selezniov e altri due compagni rappresentativi che non hanno voluto lasciare i loro posti alla Duma, come aveva ordinato loro il partito. Gli espulsi, del resto, hanno risposto per le rime, iniziando a creare con urgenza un nuovo movimento di sinistra, capeggiato da Selezniov, che spera di poter far passare dalla sua una notevole parte dell’elettorato comunista. Inoltre, anche Ghennadi Khodyrev, governatore della regione di Nizhni Novgorod, ha presentato la domanda ufficiale dell’uscita dal Partito comunista. “L’ho fatto in segno di solidarietà con i miei compagni espulsi, in segno di protesta nei confronti della decisione adottata, e per attirare l’attenzione dei semplici membri del partito a quanto succede”, ha detto Khodyrev.
Può darsi che in questo modo si realizzi il sogno antico di Boris Eltsin sull’esistenza di due coalizioni progovernativi, quelle di centrodestra e di centrosinistra. Ciò potrebbe essere ostacolato solo dalla destituzione di Selezniov dal posto del presidente della Duma, predisposta, secondo alcune informazioni, dai deputati dei gruppi pro Presidente e dai comunisti offesi.
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