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Numero 9(54)
Russia e USA: partnership per la pace

    La visita di George Bush in Russia, durata tre giorni, può essere definita, senza aver paura di esagerare, storica.
    Alle trattative, svoltesi il 24 maggio al Cremlino, i Presidenti della Russia e degli USA hanno firmato il Trattato sulla riduzione dei potenziali strategici offensivi. In conformità all’articolo primo del Trattato, verso il 31 dicembre 2012, il numero complessivo di testate a disposizione della Russia e degli USA non deve superare 1700-2000 unità. Il Trattato rileva, inoltre, che “ognuna delle parti determina da sola la composizione e la struttura dei suoi armamenti offensivi, partendo dal limite complessivo stabilito per il numero di tali testate”. La Russia e gli USA concordano, inoltre, che “il Trattato sugli armamenti strategici offensivi rimane in vigore”. Inoltre, Mosca e Washington hanno deciso di convocare “la Commissione bilaterale per la realizzazione”, per controllare l’attuazione del documento firmato.
    La Commissione dovrà riunirsi almeno due volte all’anno. Il Trattato sarà valido fino al 31 dicembre del 2012. Potrà essere prolungato o sostituto dagli ulteriori accordi. Per la Russia, il risultato più importante è che essa ottiene, in seguito a questo Trattato, la libertà completa nel determinare la struttura dei suoi armamenti nucleari, cioè acquista la possibilità di produrre i missili a testate multiple e di eliminare quella parte del potenziale nucleare che sarà ritenuta inutile. Putin, inoltre, è riuscito a superare la riluttanza di Bush a stipulare un accordo scritto (il Presidente statunitense voleva limitarsi ai patti orali). D’altra parte, gli USA praticamente hanno avuto il diritto di immagazzinare le testate tolte, invece di eliminarle. Come ha detto Vladimir Putin, il Trattato sulla riduzione dei potenziali strategici offensivi è la “conferma della scelta dei nostri Paesi a favore della riduzione degli arsenali nucleari e del lavoro riunito mirato a consolidare i regimi della non proliferazione”.
    Parlando ai giornalisti al Cremlino, dopo la fine del negoziato con il leader russo, Bush ha sostenuto che la FR e gli USA “hanno concluso un lungo capitolo della contrapposizione e hanno aperto un capitolo nuovo”. Ha detto di essere sicuro che gli USA e la Russia collaboreranno in tutti i settori”, comunica l’agenzia di stampa Interfax.
    “Sono sicuro che, lavorando insieme, renderemo il mondo più pacifico. Sono sicuro che collaborando potremo fare la meglio nella prima guerra del secolo, cioè nella guerra contro gli assassini a cuore freddo che vogliono danneggiare gli Stati come l’America e la Russia”, ha rilevato Bush.
    I Presidenti hanno firmato la Dichiarazione congiunta sui nuovi rapporti strategici tra i due Paesi e continueranno gli sforzi riuniti e paralleli, mirati alla composizione della crisi in Medio Oriente.
    Questo documento dice che la Russia e gli USA sono arrivati al “livello del nuovo rapporto strategico”. “L’epoca in cui la Russia e gli USA si definivano come nemici o minacce strategiche, è finita. Siamo partner e coopereremo per promuovere stabilità, sicurezza, integrazione economica, opposizione congiunta alle sfide globali e per coadiuvare alla soluzione dei conflitti regionali”, rileva il documento.
    Inoltre, i Presidenti hanno firmato un memorandum sull’energetica, che prevede l’estensione delle forniture del petrolio russo negli USA, nonché grossi investimenti americani dell’industria estrattiva russa”.
    Un altro documento, convalidato dai leader dei due Paesi, è stata la dichiarazione unita sulla cooperazione antiterroristica, in cui le parti hanno invitato i Paesi membri della coalizione antiterroristica di continuare le azioni concordate, mirate a non ammettere la concessione dei rifugi ai terroristi, a distruggere le loro reti finanziarie, organizzative, informative, a procedere in via legale contro di essi. Le parti hanno sottolineato che nella lotta al terrorismo le iniziative “devono essere realizzate con la supremazia della legge e con il rispetto dei diritti umani universali”.
    Prima di incontrare Vladimir Putin il Presidente degli Stati Uniti ha deposto una corona alla Tomba del milite ignoto sotto le Mura del Cremlino.
    La sera del 24 maggio, Bush ha incontrato i rappresentanti di organizzazioni pubbliche e religiose a Spaso House, residenza dell’ambasciatore statunitense a Mosca. Dopo quest’incontro, Vladimir Putin e George Bush si sono trasferiti a San Pietroburgo, dove hanno visitato l’Ermitage e il Museo pubblico russo.
    La parte pietroburgese del summit non si è ridotta al programma culturale. I Presidenti della Russia e degli USA hanno discusso a Pietroburgo i problemi del Caucaso del Nord. Hanno esaminato, in particolare, la questione relativa all’intensificazione della lotta al terrorismo da parte della Giorgia nel vallone Pankisskoe. Il Presidente degli USA, inoltre, ha espresso condoglianze e solidarietà al popolo russo, per gli attentati di Kaspijsk, definiti da lui “crudeli e sanguinosi”. Il padrone della Casa Bianca ha rilavato che “abbiamo l’interesse comune nella lotta al terrorismo”, osservando però che bisogna lottare al terrorismo, rispettando i diritti d’uomo e delle minorità nazionali, nonché la sovranità di tutte le nazioni del Caucaso.
    Dopo, George Bush si è avviato all’aeroporto Pulkovo, dove lo aspettava l’aereo con il quale doveva andare a Parigi per incontrare Jacque Chiraque, il Presidente neoeletto della Francia.
    Analizzando i risultati summit è possibile constatare una cosa: la “guerra fredda” è finita, e il rapporto tra la Russia e l’Occidente è caratterizzato dall’incremento della cooperazione. Si può dire che il Presidente Putin sia riuscito a conseguire il massimo, con le attuali risorse russe.

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