Numero 11(56)
Fortezza Europa
L’Unione Europea sembra trasformarsi a poco a poco in una grande “fortezza Europa” chiusa agli immigrati.
L’UE, a proposito, non è detto però che non possa aprire una porticina agli abitanti della regione di Kaliningrado, come pensano a volte i nostri politici: si bloccano solamente in modo scrupolosissimo tutte le possibili vie di infiltrazione dei forestieri indesiderati.
Ogni anno, tramite diversi canali illegali, nei Paesi dell’UE entrano circa mezzo milione di migranti, senza parlare delle altre 400000 persone che cercano ufficialmente un rifugio sul suolo europeo. L’immigrazione ha comportato, a parte tutto il resto, problemi di politica interna nei Paesi dell’UE. L’afflusso di extracomunitari e la rispettiva crescita della delinquenza, nonché il timore del terrorismo islamico hanno fatto sì che negli ultimi tempi gli europei votino i partiti che inseriscono nei loro documenti programmatici il punto “l’Europa agli europei”. Questi partiti ottengono un numero sempre maggiore di voti alle elezioni politiche, regionali ed altre. Secondo i dati degli ultimi sondaggi dell’opinione pubblica, il 14 % degli europei ha sostenuto di essere categoricamente contrario all’accoglienza di nuovi immigrati, mentre il 25 % dei rispondenti ha nei riguardi di questo problema un punto di vista ambivalente. Alla recente riunione dei ministri degli interni dell’UE è stata adottata la decisione di creare una guardia di frontiera europea, con una forza effettiva che ammonti a 60000 persone. La nuova struttura dovrà lottare contro gli immigrati clandestini, chiudere i buchi lungo i confini esterni dell’UE, soprattutto in Italia e in Grecia, ed unificare le leggi relative all’immigrazione atte a trasformare i Paesi dell’UE nella famigerata “fortezza Europa”. Si prevede inoltre di applicare in tutta Europa l’esperienza italiana della creazione di centri di rapida deportazione dei clandestini dal Paese. In Europa saranno poi aperti 16 centri di coordinamento per risolvere problemi concreti, come la lotta al trasporto illegale di immigrati in Europa, l’irrigidimento dei controlli negli aeroporti europei, il rafforzamento della guardia costiera, la lotta alla contraffazione dei documenti. La Francia ha espresso la sua disponibilità ad “accogliere” le sedi di ambedue i centri. La messa in atto di questo programma si attende, in conformità alla proposta di Antonio Vittorino, commissario della Commissione Europea per questioni interne, per l’ottobre del 2002.
Proprio i problemi relativi all’immigrazione sono stati principali al vertice dell’UE a Siviglia, svoltosi dal 20 al 22 giugno. Vi è sorta, tra l’altro, la questione dei Paesi fonti d’immigrazione. Gli spagnoli hanno preso una posizione dura: quei Paesi che non vogliono collaborare con l’UE, rinunciando, in particolare, a firmare gli accordi di riammissione (il ritorno di immigrati clandestini infiltrati sul territorio di un Paese comunitario), devono essere puniti economicamente. Il primo ministro danese, Anders Rasmussen, è stato ancora più reciso: a suo avviso, oltre alle sanzioni economiche e la rinuncia a fornire aiuti economici, bisogna operare in modo assai duro anche nel settore politico, congelando la firma degli accordi con i governi che rifiutino di collaborare con l’UE. La Francia, la Svezia e il Lussemburgo fanno il secondo schieramento. Il loro piano è meno radicale. Invece di punire i Paesi che rifiutano di dialogare con l’Europa, si propone di favorire coloro che sono disposti a cooperare, con vantaggi economici e politici. Si programmano inoltre alcune misure concrete: intensificare i controlli di frontiera e dei visti, assistere i Paesi che affrontano più spesso degli altri i problemi dell’immigrazione clandestina: Spagna, Italia e Grecia. Alla fine, è stato approvato l’ultimo punto di vista.
In Russia, a trarne il maggiore vantaggio sarà il Ministero degli interni, che già da tempo richiede un irrigidimento totale della politica relativa all’immigrazione. La direzione del Servizio federale di migrazioni presso il Ministero degli interni ha già annunciato la sua iniziativa legislativa: introdurre un dazio di migrazione, ammontante ad una cifra che varia da mille a tremila rubli, per la manodopera straniera. Secondo quanto ha riferito il dirigente del Servizio di migrazioni, il Ministero degli interni ha intenzione di creare bolli speciali che saranno comprati dai datori di lavoro o dagli stessi lavoratori ingaggiati. Egli ha aggiunto che tali bolli saranno attaccati ai documenti, e potranno essere controllati dai tutori della legge. L’altolocato funzionario, del resto, si è dimenticato di comunicare che tale sistema favorirà generosamente la corruzione e la falsificazione di questi bolli.
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