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Numero 11(56)
Chi ha criminalizzato Marco Biagi?

    E’ il giallo d’inizio estate che ha scosso i palazzi della politica e le segreterie di partito.
    Le cinque lettere scritte da Marco Biagi, consulente del ministro del Welfare Maroni, assassinato il 19 marzo di quest’anno davanti alla sua abitazione di Bologna e inviate via e-mail a cinque personaggi istituzionali (Casini, presidente della Camera; Sacconi, sottosegretario del Lavoro; Maroni, ministro del Lvoro; Parisi, direttore di Confindustria e al Prefetto di Bologna), hanno scatenato risentimenti e veleni tra esponenti di spicco della minoranza. Il fatto è noto: il quotidiano La Repubblica, ha pubblicato alla fine di giugno, stralci delle 5 lettere passategli dal periodico telematico di Bologna “Zero in Condotta” che a sua volta le aveva ricevute da un anonimo personaggio, nei quali si evidenziava la paura del professore Biagi di essere colpito da gruppi eversivi. Sollecitava quindi le autorità preposte ad ottenere una scorta. Nelle lettere faceva anche riferimento agli attacchi criminalizzanti di Sergio Cofferati, segretario della CGIL in scadenza di mandato. E’ proprio questo secondo punto ad avere sollevato il polverone politico. Della mancanza della scorta, dei ritardi istituzionali, della sottovalutazione del caso da parte degli uffici competenti s’era parlato ampiamente appena commesso l’assassinio e si è ritornati a parlarne di recente per il brutto scivolone commesso dal ministro dell’Interno Scajola dopo le parole offensive dette sulla figura di Biagi, subito giustificatosi. Ma ancora non era spuntato il nome di Cofferati, nome con marcato significato politico. Viene da chiedersi perché solo ora queste lettere siano state pubblicate e se veramente contengono i riferimenti a cui fanno cenno. Solo i destinatari delle missive ne sono al corrente e la Magistratura sta indagando per fare chiarezza. E’ vero che l’atteggiamento di Cofferati nei confronti delle riforme del lavoro è stato oppositivo. Che le prove di dialogo tra le altre due organizzazioni sindacali, CISL, UIL e il Governo, dopo al volontà di quest’ultimo di congelare il punto più discusso (articolo 18 – Statuto dei Lavoratori) per rivederlo a parte in altro momento, sono state efficaci tale da continuare le trattative interrottesi con lo sciopero generale di febbraio. Inoltre non c’è alcun segnale da parte del leader della CGIL sulle questioni legate alla riforma del lavoro. Esiste invece una posizione molto rigida di Cofferati, da barricata, contro un Governo di centrodestra fortemente intenzionato a portare avanti il suo programma di riforme. Forse la criminalizzazione contro Biagi era proprio di questo tipo? Sembra che in Italia non sia possibile alcuna proposta di cambiamento che subito si alzano i toni della discussione. Sembra che il dialogo venga negato in modo da andare allo scontro sociale. C’ è forse una strategia dietro a tutto ciò? “ Una cosa è certa – commenta Otello Lupacchini, gip delle inchieste sull’uccisione di Massimo D’Antona, e superesperto di terrorismo – sembra tutto sintomatico di una guerra interna a corpi istituzionali. C’ è un clima da resa dei conti”.

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