Numero 11(56)
Democrazia modello Afganistan
A Kabul, la capitale afgana, si è tenuta l’assemblea da tempo attesa del “Loya girga”, a cui hanno partecipato circa 1500 delegati.
L’assemblea era volta a dimostrare lo stabilirsi della democrazia in questo Paese, per molti versi ancora feudale, e garantire la legittimazione della permanenza al potere dei personaggi che vanno bene alle grandi potenze, quali Hamid Karzai, capo dell’amministrazione provvisoria, e i suoi ministri dell’“Alleanza del Nord”.
Già le prime decisioni però hanno provocato una scissione tra i partecipanti all’assemblea. Nel nuovo governo i posti chiave sono stati mantenuti dagli stessi uomini di provenienza tagica dell’”Alleanza del Nord”. Il leader dei “nordisti”, Mohammad Fahim ha avuto i posti di vice Presidente e di Ministro della difesa, il dottor Abdullah Abdullo è rimasto Ministro degli esteri. Iunis Kanuni, uno dei capi dell’”Alleanza del Nord”, ha lasciato il posto di Ministro degli interni, ma ha avuto, tanto per cambiare, il Ministero dell’istruzione pubblica. Il Ministero degli interni ora è capeggiato da Tadg Mohammad Vardak, e Asraf Kani Ahmadzai è diventato ministro della finanza. Di conseguenza, più di 1000 delegati pastuni, offesi, hanno lasciato l’aula.
Le nomine fatte da Karzai possono scindere definitivamente l’Afganistan. Al Presidente sicuramente verrà allora ricordata la promessa che aveva fatto ai vecchi del popolo: “Se non potrò ottenere la pace, mi dimetterò”, aveva detto Karzai ai delegati.
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