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Numero 12(57)
Putin spaventa tutti

    Nel corso della sua visita apparentemente di routine a Saransk, dove era giunto per partecipare alla riunione relativa allo sviluppo economico e sociale del Circondario federale del Volga, Vladimir Putin è riuscito di nuovo ad attirare l’attenzione della stampa e ad intimorire uomini di una certa importanza.
    Incontrando la redazione del giornale murale del campeggio per ragazzi “Zelenaia roscia”, il Presidente ha detto che “ci vuole misura” nella pubblicità di tabacchi e di alcolici. Sapendo come reagiscono i funzionari a simili accenni, i produttori di alcolici e di tabacchi possono veramente temere che la loro pubblicità subirà ulteriori limitazioni e tassazioni. E naturalmente essi non si sono accontentati delle affermazioni di Putin che non si può vietare completamente tale pubblicità. Ma poi è toccato ai governatori mettersi le mani nei capelli: Putin ha proposto di preparare, in chiave legislativa, un meccanismo che potesse regolamentare, in circostanze di forza maggiore, la destituzione dei dirigenti regionali che portassero le proprie regioni alle situazioni di crisi, e ha suggerito di elaborare uno schema che consentisse di introdurre l’amministrazione federale delle regioni in preda alla crisi. E visto che, nel nostro Paese, quasi tutte le regioni sono più o meno “critiche”, potrebbe essere destituito, in tal modo, qualsiasi “principe” regionale.
    Infine, l’ultimo a rimanerci male alle parole del Presidente avrebbe potuto essere il premier. Vladimir Putin ha criticato il lavoro del governo russo: in particolare, il settore della costruzione di automobili. Il capo dello Stato ha sostenuto che il governo russo “manca del coraggio di effettuare una politica di protezione del produttore nazionale, in particolare nel settore della costruzione di automobili”. In questo modo ha commentato l’intervento di Mintimer Sciamiev, presidente del Tatarstan, che rilevava la necessità di proteggere i produttori russi di automobili, di far svolgere dallo Stato una politica coerente nel campo delle tariffe e dei dazi. Ora, dopo aver “alzato il polverone”, il Presidente può andare in vacanza a cuor leggero, lasciandosi alle spalle un Paese sereno con funzionari e pubblicitari turbati.

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