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Numero 19(64)
A Mosca si è svolta una manifestazione
a favore della cessazione della guerra in Cecenia


    L’agenzia di stampa Interfax comunica che il 12 dicembre, a Mosca, si è svolta un’azione di protesta con lo slogan “Manifestazione per la pace in Cecenia: rompiamo il circolo vizioso della violenza”, organizzata dal Comitato nazionale per la cessazione della guerra in Cecenia. All’azione hanno partecipato il movimento “Per i diritti umani”, il comitato per l’azione antimilitarista, il Centro Sakharov, il Nuovo partito comunista, l’Unione del comitato delle madri dei soldati, nonché il Partito radicale transnazionale e 10 buddisti.
    Qualche centinaio di persone si sono riunite sulla Piazza Arbatskaia e si sono mosse verso la Piazza Puskin, tenendo in mano dei manifesti “Europa, svegliati!”, “Trattative ora!”, “Porre fine alla guerra in Cecenia”, nonché grosse foto di Grozny distrutta. L’azione è finita con il comizio sulla Piazza Puskin.
    “Svolgiamo quest’azione di protesta a nome di tutti gli uomini che si schierano contro questa guerra. Esortiamo il potere alle trattative con Maskhadov”, ha detto nel corso dell’azione Lev Ponomarev, il dirigente del movimento umanitario “Per di diritti umani”.
    Nikolai Khramov, il dirigente dei radicali russi, ha invitato tutti a trarre conclusioni dalla tragedia di ottobre in via Dubrovka: “Nessuno può sentirsi al sicuro, finché continua la guerriglia infinita in cui non possono essere vincitori”.
    I comizi antimilitaristi a Mosca, con poche persone che vi partecipano , hanno sempre denudato un atteggiamento, a dir poco, qualunquista della maggior parte di russi nei confronti della tragedia cecena. Un altro déja-vu: sulla Piazza Puskinskaia sta un gruppetto di persone con i manifesti tipo “Fermare il genocidio del popolo ceceno!”, “Abbasso la guerra!”, vicono a loro tre o quattro buddisti battono tamburelli e un po’ in disparte un poliziotto bada che i contestatori non siano provocati dai passanti, per di più giovani unbriachi e vecchiette militanti. La Russia si è abituata alla guerra nel Caucaso del Nord.

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