Numero 19(64)
L’altra Cecenia
Secondo quanto comunica la radio “Eco di Mosca”, a Gudermes si è svolto il congresso dei popoli della Cecenia, i cui partecipanti discutono la possibilità di svolgere nella repubblica un referendum relativo alla Costituzione e alle elezioni di un Presidente e di un governo.
Ai suoi lavori partecipavano delegati provenienti da tutte le regioni del Paese.
I delegati del congresso hanno approvato l’Appello al popolo della Federazione Russa, con il quale hanno confermato l’appartenenza della Cecenia alla Russia, come comunica l’agenzia di stampa ‘Interfax’: “I delegati dichiarano responsabimante di ritenersi cittadini russi. Vogliamo vivere in Russia, vivere secondo le leggi comuni a tutti i popoli della Russia”, proclama l’Appello. Rileva pure che il popolo della Cecenia riuscirà a “superare tutte le controversie e tutti i disaccordi, far rinsavire i violatori della Costituzione russa, fermare la follia del conflitto civile, interrompere una serie infinita di contraddizioni, ammorbidire le conseguenze gravissime della guerra civile”.
Il congresso, svoltosi per motivi di sicurezza a Gudermes e non a Groznyj, è sfociato in una dimostrazione di riconoscenza nei confronti di Vladimir Putin da parte degli abitanti della repubblica, per le “sue costanti premure ed attenzioni”. Non si comunica se il Presidente sia stato eletto a far parte del “presidium onorario” e se i delegati abbiano ascoltato il suo appello al congresso, stando in piedi. Ma è facile intuire che clima vi regnasse. I popoli della Cecenia, ad esempio, hanno chiesto a Putin di “accelerare la fase conclusiva dell’operazione antiterroristica”. Non gli hanno chiesto di iniziare le trattative, di fermare la guerra, ma di accelerarla!
Viene voglia di domandarsi: chi è arrivato a Gudermes? E’ facile trovare la risposta in una sola frase dall’Appello dei delegati del Congresso a Bladimir Putin: “Le siamo riconoscenti per quanto ha fatto...”. Cioè, si sono riuniti tutti coloro che sono grati al Presidente russo per i due anni e più dell’operazione antiterroristica. E quelli ingrati non sono stati chiamati, e poi, anche se fossero stati chiamati, non sarebbero venuti. Qualcuno è rimasto nei lager, altri nelle loro case distrutte e nelle tende sbrindellate dei profughi.
La radio “Svoboda” ha trasmesso una frase di Aslan Maskhadov cha ha definito il congresso “un raduno di traditori del popolo ceceno”. Alla vigilia del congresso, in tutti i grossi centri abitati della Cecenia, i separatisti hanno diffuso volantini che chiamavano la popolazione della repubblica a condannare l’organizzazione del congresso ceceno, svolto sullo sfondo delle azioni di guerra sempre in corso. I volantini invitano i funzionari locali a troncare la collaborazione con l’amministrazione di Akhmad Kadyrov.
Ahmed Zakaev, ex rappresentante di Maskhadov, ha detto alla conferenza stampa succeduta alla riunione della corte relativa alla sua estradizione dalla Russia, che in Cecenia regna una situazione d’impasse. Secondo Zakaev, la guerra in Cecenia finirà solo quando nella repubblica entreranno le forze di pace internazionali.
|
|