Numero 2(47)
La notte delle grandi risate
Ha fatto scalpore l’annuncio dell’organizzazione giovanile filoputiniana “Camminiamo insieme”, che, in sostanza, propone
di sostituire i testi di autori “nocivi” con testi “utili”.
Finiti nella lista dei “nocivi” gli scrittori post-modernisti Vladimir Sorokin e Viktor Pelevin. Quale terzo scrittore
messo all’indice è stato dapprima proposto Viktor Erofeev, poi sostituito da Karl Marx. L’annuncio prevedeva di sostituire
i testi di questi autori, presso uno dei 30 punti di cambio appositamente creati, con una speciale antologia delle opere di
Boris Vasilev, scrittore ed ex combattente. Sui libri resi andrebbe poi impresso il timbro “Da restituire all’autore”
dopodiché i testi verrebbero rispediti agli autori (nel caso di Marx i testi finiranno stranamente a Karl Marx Stadt in
Germania, città con cui Marx in vita non aveva nulla a che fare).
L’iniziativa, comunque, non ha trovato applicazione. B. Vasilev, i cui testi sono ritenuti ideologicamente corretti, ha
dichiarato di non aver dato il suo consenso a uno scambio di testi del genere, ritenendo la cosa una violazione della libertà
individuale. Il Ministro della Cultura, contemporaneamente, ha disapprovato l’idea, mentre la stampa ha ricevuto numerose
lettere di protesta. “Camminiamo insieme” ha tremato e si è tirata indietro, o meglio, ha rimandato l’iniziativa di due
settimane, con la promessa di pubblicare per lo scambio una raccolta di “classici” russi della fine del XIX e degli inizi
del XX secolo, ai quali non va richiesto alcun consenso.
Qualsiasi persona con un minimo di istruzione, nel pensare a quest’idea, rivedrebbe le pile di libri bruciati dai nazisti,
il piroscafo “filosofico” leninista e i lager stalinisti. L’iniziativa di “Camminiamo insieme” ha scosso l’opinione degli
intellettuali, facendo sentire molti nei panni di difensori della libertà del cittadino, in prima fila nella lotta alla
dittatura. L’intellighenzia, messa in subbuglio, si è fatta sentire, ha richiamato all’ordine gli intelletti e ha vinto,
rallegrandosi della vittoria. Nel subbuglio sono volate anche parole come «provocazione», «farsa», «assurdità», ma tutti
erano troppo indignati per farci caso.
Forse “Camminiamo insieme” e i suoi tutori dell’Amministrazione presidenziale volevano seriamente occuparsi di educazione
al patriottismo, ma lo hanno fatto scegliendo il più discutibile dei modi. L’idea non ha fatto altro che conferire maggiore
fama agli autori sopra menzionati. Sorokin ha detto che i suoi libri sono andati a ruba come non mai, dopo l’annuncio di
“Camminiamo insieme”. E’ interessante anche il momento scelto per l’iniziativa: proprio quando il sesto canale televisivo si
stava liberando dalla dissidenza. Ed è così che un’ondata di sdegno si è sollevata per lottare contro le discriminazioni
letterarie, mentre TV6 pian piano si è estinta. I due eventi sono in sostanza identici, con la differenza che la pensata di
“Camminiamo” richiama maggiormente una farsa grottesca.
Il mancato scambio di libri ha in tal modo svolto alcune funzioni: ha distolto da sé l’attenzione, ha messo alla prova le
reazioni dell’opinione pubblica e ha creato un precedente. Un evento sullo sfondo del quale altri tentativi meno drastici di
mettere tutti in fila secondo la statura, non si distinguano molto per i loro modi dittatoriali.
“Camminiamo insieme” solleva spesso scalpore. Ricordiamo i loro meetings con T-shirt raffiguranti il ritratto di Putin,
l’accanita battaglia contro gli spettacoli delle corride a Mosca che ha messo in difficoltà l’amministrazione moscovita,
e i continui rimproveri agli organi di informazione che interpretano erroneamente le loro iniziative.
Questa volta i neo Komsomoltsy hanno avuto un’altra pensata che ha portato all’assurdo le comuni tendenze dell’odierna
politica russa. Basti ricordare l’uniforme dei “camminanti” (quella col ritratto) per arrivare a capire che parlano come
il Presidente. Quest’ultimo non si è comunque degnato di dissociarsi dall’iniziativa.
Un’altra tempesta in un bicchier d’acqua, dunque, che parodizza però dei processi seri. Il fenomeno di Zhirinovskij si è
evidentemente esaurito e le autorità vogliono nuovi clowns, più giovani.
Roman Ross
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