Numero 12(57)
Giustizia orba in Lettonia
Il nuovo processo a carico di un altro ex agente del Ministero della sicurezza dell’URSS accusato di genocidio, inizierà in Lettonia il 10 settembre. La corte esaminerà il caso di Nikolai Larionov, cittadino lettone di 81 anni. Gli viene imputata la partecipazione alla deportazione degli abitanti della Lettonia alle regioni remote dell’URSS a marzo del 1949. Il fascicolo penale include circa 150 episodi.
Larionov sarà il quinto cittadino della Lettonia ad essere processato per la sua ex attività da cechista (agente del servizio segreto sovietico). In seguito ad una simile accusa sono già stati condannati due cittadini lettoni. Alfons Noviks, dirigente degli interni e del reparto locale del Ministero della sicurezza statale dal 1941 al 1953, è stato condannato alla reclusione a vita ed è presto morto in cella. Mikhail Farbtukh, di 84 anni, invalido e gravemente malato, è stato rimesso in libertà anticipatamente, per motivi di salute. E’ stato condannato a due anni di reclusione Evgheni Savenko, cittadino russo, scarcerato in seguito alla revisione del suo caso. L’esame del caso di Nikolai Tess, cittadino russo, residente in Lettonia, di 81 anni, è stato sospeso per l’aggravamento della sua malattia, che rende impossibile la sua presenza in tribunale. Vassili Kirsanov, cittadino lettone, è morto in prigione prima dell’inizio del processo a suo carico.
Sembra che la giustizia lettone non abbia nient’altro da fare: non può (o non vuole?), infatti, accorgersi dei giovani neonazisti o dei vecchi mercenari nazisti che marciano una volta l’anno per le vie di Riga, che hanno sul loro conto più di un villaggio bruciato e qualche fossa piena di persone fucilate.
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